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Montagne Biellesi

#Innamoratidelbiellese sì, ma a distanza

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I brasiliani la chiamano saudade, per noi piemontesi si traduce più o meno con sagrin. In mezzo a questo lungo inverno di zone a colori per quelli che, come me, hanno stampato “nato/a a Biella” sulla Carta d’Identità e sono residenti fuori dai confini della Regione Piemonte non c’è storia. Prima o poi il sagrin si è fatto sentire, andandoci giù bello pesante!

Magari siamo fuggiti da Biella anni fa sbattendo la porta perché non ne potevamo più di questa città chiusa tra le sue montagne. Della gente che ragiona con logiche del secolo scorso lamentandosi di continuo e tirandosela senza motivo. Delle sere in cui non c’era niente da fare, dell’autostrada distante 30 km e del treno Biella-Novara che va ancora a diesel, quando va. Poi però…

Molti non hanno retto la botta. Rischiando una multa di 400 Euro (“tanto sono 280 se la paghi subito e non controlla nessuno“) hanno violato i confini regionali pur di farsi un selfie a Valdilana o di fronte all’Eurospin di via Rosselli. In crisi di astinenza da brioche al sale delle Hawaii di Canterino hanno sfidato i vari DPCM. Nel varcare le sacre barriere del casello di Carisio si sono sentiti un po’ dei ricercati, come contrabbandieri di paste di meliga del Massera.

Personalmente sono uno che tende a rispettare le regole anche quando le comprende poco e ormai ho imparato a reggere abbastanza l’urto. Ergo non mi sono mosso dalla mia dimora imbrigliata tra la nebbia di Lombardia. Per il sagrin ho ordinato un po’ di scorte di Ratafià alle ciliegie su internet e letto Un’Amicizia, l’ultimo romanzo di Silvia Avallone. Con la fantasia il libro mi ha riportato sotto al Mucrone tra le citazioni della pizzeria Apicella e i ricordi del Baby(lonia) di Ponderano. La rubrica Biella città del Crimine de La Biella che piaceVa ha fatto il resto, rendendomi consapevole che al limite mi sono perso la scena di un ubriaco barricato dentro la Chiesa Parrocchiale di Andorno Micca.

Ad un certo punto però avevo bisogno di qualcosa di più visual e sono dovuto passare ai mezzi digitali più moderni. Ho iniziato quindi a seguire il famoso hashtag #innamoratidelbiellese che spopola su Instagram. Ci ho trovato tanta neve, fioca ovunque. Da Oropa a Bielmonte, il Tracciolino e le ciaspole sulla Muanda. Insomma, volevo solo sbirciare qualche scatto della mia terra di origine e mi avete fatto salire l’invidia, Boja Faus!

Eppure io non ho mai sciato e per me la neve è sempre stata un immenso sbatti, visto che da ragazzino dovevo spalare la strada davanti a casa prima di poter uscire. Forse però non è retorico dire che le cose che diamo per scontate quando ci vengono tolte ci mancano per davvero. Qualche settimana fa mi è salita la lacrimuccia quando in un supermercato dell’hinterland milanese ho notato della toma Botalla. Subito è scattata la polenta concia fuori zona.

Ok, non è stata la stessa cosa, ma è bastata a placare per un istante la mia crisi di astinenza. Già non vedo l’ora riaprano le regioni, così potrò tornare, criticarvi, sbuffare, fare un salto a Oropa e, soprattutto, risalutarvi portandomi via un pacco di canestrelli e un bel pezzo di macagn.

Quindi, caro biellese espatriato, dammi retta va bene un pizzico di nostalgia, ma #sagrintenen

PS: per tutti quelli che non ce la fanno a resistere senza Biella, Feltyde ha la soluzione giusta: potete fare colazione con una tazza di Pallacanestro Biella o indossare una maglietta di LBCP. Anche servizi personalizzati, tipo un poster del rendering della nuova pavimentazione di via Italia con in primo piano il sindaco di Biella in scala 1:1. Spedizioni in tutta Italia, tacco incluso!

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